Quando abbiamo visto la villa, ci siamo detti: ristrutturarla, sì… ma trasformarla sarebbe stato un peccato.
I proprietari chiedevano inizialmente una semplice ristrutturazione. Poi è arrivata la richiesta di sopraelevare l’edificio di due piani. Il piano regolatore lo consentiva. E se non l’avessimo fatto noi, l’avrebbe fatto qualcun altro — forse senza riguardo per il passato.
Abbiamo scelto di esserci. Ma con rispetto.
Il progetto è stato una sfida: rispondere alle nuove esigenze senza spezzare il dialogo con la storia della villa. Due piani in più cambiano i connotati, certo. Ma ogni dettaglio, ogni scelta progettuale, è stata guidata da un principio: custodire l’anima del luogo.
Perché l’architettura, per noi, non è solo costruire.
È ascoltare, trasformare senza cancellare.
È memoria viva, che continua a parlare anche quando cambia voce.